bimba

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giovedì 5 settembre 2013

UN'ESPERIENZA PERSONALE..

Oggi volevo raccontare un’esperienza che ho fatto durante uno stage in quarta superiore, che oltre ad essere stata molto positiva, mi ha aiutata tanto anche a crescere e a formarmi come persona. Questo stage consisteva nel fare del volontariato, un mese durante il periodo estivo, aiutando le persone che avevano degli handicap, in una comunità dedicata a loro, la Alambicco che si trova al Palù, un paesetto vicino a Conselve.  
Stavo con loro praticamente gran parte della giornata, e con l’aiuto di altre due mie compagne di classe mi prendevo cura di loro, nel senso che cercavo di tenerli sempre occupati, magari preparandogli delle attività o dei giochi da fare insieme. Premetto che all’inizio di questa esperienza avevo delle incertezze, se effettivamente sarei riuscita a stare con loro e a farli sentire a loro agio. Non sapevo come comportarmi e come atteggiarmi nei loro confronti, non sapevo come prenderli, cosa dirgli, si insomma non credevo abbastanza in me stessa; perché non avevo mai fatto una cosa del genere e avevo paura di sentirmi un po’ a disagio, e magari sentendomi così avrei fatto stare male anche loro.
Ma devo dire che questa esperienza mi ha fatto crescere sul serio, forse grazie a questo sono riuscita a vivere i miei giorni con più felicità perché queste persone mi hanno fatto capire che non serve a niente piangersi addosso o stare male per delle sciocchezze perché loro pur stando peggio riuscivano sempre ad avere il sorriso stampato in viso, e vivevano le loro giornate assaporandosi istante per istante, meravigliandosi di avere quel poco, ma che per loro era un gran tesoro ringraziando ogni giorno Dio di esserci e di essere così.
Forse tutto ciò che chiedevano era solo un po’ d’affetto, e mi sentivo così gratificata quando mi venivano vicino e mi abbracciavano.
Con questi  loro semplici gesti capivo che forse gli stavo dando proprio ciò che loro cercavano e questo mi faceva provare delle emozioni che mai avrei pensato, son riuscita subito ad ambientarmi con loro, perché alla fine non sono dei “mostri”, o persone “diverse” come spesso tutti pensano, ma sono semplicemente persone come noi, anzi in certi anche aspetti meglio di noi, che hanno capito veramente cose vuol dire vivere la vita e cos’è il dolore.
Grazie a loro, ho imparato a non soffermarmi solo sulle apparenze e alle cose superficiali, ma a vivere la vita con più serenità scavando più a fondo, anche sulle piccole cose e piccoli gesti di tutti i giorni. Da questa esperienza ho capito anche che prendersi cura dell’altro non è solo accudirlo ed educarlo, ma è anche preoccuparsi di lui, dargli fiducia e perché no, lasciarlo sbagliare per aiutarlo a crescere, rispettare i suoi tempi e proteggerlo.  

martedì 3 settembre 2013

IL RAPPORTO TRA PERSONE DISABILI E NON, TRA LE DIVERSE ETA'

Penso sia molto diverso l'approccio chi i bambini del nido abbiano nei confronti dei bambini disabili rispetto ai ragazzi che stanno attraversando a pieno il periodo dell'addolescenza.
Come abbiamo precedentemente detto i bambini molto piccoli tendono a vedere la normalità nella differenza, ed è molto importante approcciare i bambini fin da molto piccoli, a questo tipo di esperienze.
Credo sia molto diverso l'approccio che un ragazzo di 15/16 anni ha nei confronti di un ragazzo disabile; molto frequentemente il periodo dell'addolescenza è descritto come un pieriodo in cui il soggetto attraversa molte fasi importanti della sua vita e di cambiamento. Molti ragazzi fanno di tutto per apparire e per essere accettati dai coetanei; ma è anche l'età in cui si hanno molti pregiudizi, soprattutto nei ragazzi e nelle persone disabili, perchè non sono considerate all'altezza di poter fare certe esperienze, o cosa peggiore, non sono considerati all'altezza di avere amici.
Sempre più spesso vengono presi in giro, esclusi, non vengono aiutati dai loro coetanei; penso sia molto frustrante per loro non essere considerati dai loro compagni, che molte volte oltre a subire maltrattamenti da atti di bullismo, subiscono anche delle ferite psicologiche che molto spesso sono le peggiori.
Sono pochi ormai i ragazzi che si prendono veramente cura di loro e allo stesso stesso tempo sono molto bravi a donare un po'  del suo tempo per queste persone che hanno tanto bisogno d'affetto.
Quando si passa la fase dell'addolescenza, alcuni pregiudizzi cambiano, e forse le persone adulte dopo un po' di esperienze vissute cercano di guardare queste persone sotto ad un'altro punto di vista, anche se la strada per una totale integrazione è molto lunga, basti pensare al solo mondo del lavoro.

lunedì 2 settembre 2013

UN'ATTIVITA'... SPECIALE

Oggi voglio proporvi un'attività fare con i bambini del nido; durante la mia esperienza di tirocinio abbiamo fatto un'attiività con i bimbi per far compredere loro le difficoltà che incontrano i bambini disabili in base alle loro disabilità.
Prima di cominciare l'attività abbiamo fatto ricordare ai bambini l'esperienza che hanno vissuto con l'incontro delle persone disabili e abbiamo detto loro che quel giorno avremmo giocato proprio come quelle quelle persone, subito entusiasti i bambini si sono messi in silenzio ad ascoltarciici .
Come prima cosa abbiamo fatto vedere loro un grande catellone con disegnata la sagoma di  una persona, e insieme abbiamo ripassato le parti del corpo con i bambini. Successivamente, io e le educatrici abbiamo creato un piccolo percorso con l'aiuto delle sedie, dei tavolini, dei materassoni ecc.
Abbiamo iniziato l'attività proponendo ai bambini di percorrere il percorso "senza" una parte del proprio corpo; con l'aiuto del cartellone, colorando le parti del corpo si diceva ai bambini di fare il percorso ad esempio come i bambini ciechi, quindi i bimbi dovevano mettersi le manine negli occhi e percorerlo, quando le cose erano troppo difficili i bambini venivano messi a coppie e così si potevano aiutare a vicenda.
E' stata un'esperienza molto significante, i bambini erano molto coinvolti dall'esperienza ed è stata un'attività molto positiva ed è stato molto importante che i bambini si siano immedesimati nelle persone che hanno delle difficoltà anche perchè questo è servito ancora di più a inserire la bambina sorda all'interno del gruppo.